Quest’anno la terza edizione del Rosarno Film Festival Fuori dal Ghetto si presenta in una nuova versione, più ampia e arricchita da iniziative sparse nel territorio nazionale come volontà anche simbolica di uscire anche fisicamente dalla dimensione angusta del ghetto, dei luoghi di lavoro e sfruttamento dei campi di raccolta stagionali. Riprendiamo, per presentare il progetto, le parole di uno degli organizzatori:
“Se vogliamo uscire dal ghetto dobbiamo mettere al centro il tema lavoro. Perché è il lavoro che unisce quello che il mondo grande e terribile separa. È il lavoro che restituisce la dignità che la frontiera toglie. Il lavoro è un tema che intreccia da sempre la migrazione e i confini. Ed è uno spazio di tensione, di ricatto e solidarietà, tra chi sfrutta ed è sfruttato, tra lavoratori autoctoni e lavoratori mobili. La Calabria è terra di emigrazione e di immigrazione, c’è chi parte da sempre e chi arriva da poco. In questa terra abbiamo deciso di creare questo festival “sgarrupato” in cui si parla di lavoro, dove il primo premio è una cassa di arance senza sfruttamento. Un festival in cui lo sguardo della giuria sarà quello dei braccianti. Lo sguardo della parte più sfruttata della catena del valore. Questo sguardo preso dai lavoratori braccianti, da chi ha vissuto il ghetto, il ricatto e lo sfruttamento ci mette tutti in gioco fino in fondo. Costringe a subire le conseguenze di una nuova visione. Imprevedibili conseguenze che possono mostrarci quanto ancora di coloniale ci sia nella cultura dell’Occidente. In quella che accoglie degradando, come in quella che respinge spaventando.
Predisporci alla visione che ci offre questo spazio vuol dire uscire fuori dal ghetto. Insieme.”
(Francesco Piobbichi)
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