“Oltre la frontiera” il report del TAI sui centri in Albania

Il 25 febbraio è stato presentato  il rapporto “Oltre la frontiera – L’accordo Italia-Albania e la sospensione dei diritti”, realizzato dal Tavolo Asilo e Immigrazione che ha preso parte a tre missioni di monitoraggio in Albania. Il report  analizza l’accordo tra Italia e Albania e la sua attuazione nella sua dimensione giuridica e politica, con un focus sull’impatto che ha  sulle vite delle persone migranti. Un report seguito a mesi di lavoro di indagine con raccolta di testimonianze effettuato da esperti legali, avvocati, mediatori culturali, operatori dell’accoglienza e parlamentari italiani. Quest’ultimi hanno permesso con la loro presenza l’accesso all’interno delle strutture nell’hot spot di  Shëngjin dove avviene il primo screening  all’arrivo,  e nel centro di Gjader dove vengono trasferiti i migranti dopo il primo controllo.

L’accordo che  l’Italia ha stipulato con l’ Albania rientra in un processo di esternalizzazione delle frontiere che da anni vede l’Unione Europea delegare a Paesi terzi la gestione dei flussi migratori attraverso accordi di cooperazione ma con  il Protocollo Italia-Albania, ratificato con la legge n.14/2024, si compie un’ulteriore passaggio, esternalizzando anche le procedure d’esame in un territorio non italiano trasformando il territorio di un altro Stato in un’estensione della frontiera italiana, con strutture detentive gestite direttamente dall’Italia ma situate in Albania.

Il report evidenzia una situazione drammatica: i centri sono illegittimi e le violazioni rilevate dal punto di vista etico e giuridico numerose e sistematiche: dalle valutazioni delle vulnerabilità del tutto inadeguate, all’ assenza di esami  approfonditi dei singoli casi, all’ applicazione generalizzata delle procedure accelerate in frontiera. Inoltre,  assenza di mediatori e incapacità da parte delle persone di capire  cosa  accade né cosa  firmare, trattenimenti prolungati fin dalla “selezione” in mare, con le persone trattenute coattamente  già a bordo delle navi, assenza di diritto alla difesa perché impossibilitati ad avere  di fatto un’assistenza legale effettiva. Tutto questo in un contesto di forte accelerazione delle procedure che impedisce una consapevolezza del quadro giuridico entro il quale va collocata la domanda di protezione. In  tre occasioni il TAI ha assistito al trasferimento coatto di persone che, invece di essere prese in carico dalle autorità italiane e informate sui loro diritti e sulle possibilità di protezione, sono state imbarcate e condotte con la forza in un altro Paese. Il tutto senza un’adeguata verifica delle condizioni soggettive di vulnerabilità e con un accesso alla tutela giuridica gravemente compromesso – si legge nel report -. Quanto emerso impone un’attenzione costante da parte della società civile e questo report vuole essere un primo contributo in questa direzione, offrendo un’analisi basata su dati raccolti sul campo e sulle esperienze di monitoraggio finora realizzate. Uno strumento per rompere l’isolamento delle persone migranti e rendere visibile ciò che accade nei centri di detenzione.

Scarica il report completo:

Rapporto Albania_web_25 febbraio