Il 3 ottobre 2013, alle 4.30 del mattino, una nave partita la sera precedente dalla Libia si rovescia a 800 metri dall’Isola dei Conigli, il pezzo di terra separato da pochi metri di acqua da Lampedusa. L’imbarcazione ha a bordo tra 520 e 550 persone. Nonostante i tentativi di aggrapparsi a pezzi di relitto e l’intervento di alcuni pescatori attirati dalle grida, 368 persone muoiono affogate. I superstiti saranno 155. Un episodio purtroppo non isolato, tante, troppe sono le vittime che giacciono nel nostro mare. Che questa sia una giornata di riflessione, di impegno per evitare che si continui a morire per il diritto di vivere.
Mare nostro,
che non sei nei cieli,
e abbracci i confini dell’isola e del mondo,
sia benedetto il tuo sale,
sia benedetto il tuo fondale,
accogli le gremite imbarcazioni,
senza una strada sopra le tue onde.
I pescatori usciti nella notte,
le loro reti tra le tue creature.
che tornano al mattino
con la pesca dei naufraghi salvati.
Mare nostro,
che non sei nei cieli
all’alba sei colore del frumento,
al tramonto dell’uva di vendemmia,
ti abbiamo seminato di aggenati
più di qualunque età delle tempeste.
Mare nostro,
che non sei nei cieli
tu sei più giusto della terraferma
pure quanto sollevi onde a muraglia e poi le abbassi a tappeto.
Custodisci le vite,
le visite cadute come foglie sul viale,
fai da autunno per loro,
la carezza d’abbraccio
bacio in fronte
di madre e padre prima di partire.
Erri de luca