30 mila migranti morti nel Mediterraneo in 10 anni, di cui oltre seimila i minori o i dispersi. Solo nel 2024 sono 1452 tra morti e dispersi.
Oggi si commemora la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa.
Pochi giorni dopo quel drammatico incidente, l’11 ottobre, un altro tragico episodio provocò quasi 300 vittime, tra cui molti bambini.
All’epoca, l’appello della comunità internazionale fu quello di impegnarsi a fondo per evitare il ripetersi delle tragedie di questo tipo. Eppure, nel corso degli ultimi 11 anni, il Mediterraneo è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 30. 000 morti, oltre 24.300 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
A distanza di undici anni, i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive. Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamento climatico, guerra, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia. Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie.
3 ottobre 2013: a 11 anni dall’istituzione di questa Giornata commemorativa manca ancora una soluzione e l’Italia e l’Europa si dirigono sempre più verso politiche e scelte migranticide e discriminatorie.